sabato 19 dicembre 2009

Casini: "Voto anticipato? Un fronte unico anti Silvio"


ROMA (12/12/09) Se Berlusconi vuole andare al voto anticipato sappia che si troverà di fronte alle urne uno schieramento repubblicano in difesa della democrazia». Nel suo studio al quinto piano di Montecitorio dove si gode una vista magnifica sui tetti di Roma, Pier Ferdinando Casini distende le gambe su un tavolino sorseggiando un tè con l’aria di chi si sente «in forma smagliante». E tra un ragionamento e l’altro, Casini non lesina stoccate: dà del «paranoico» al premier, «con simpatia s’intende»; avverte Formigoni che per allearsi con l’Udc alle regionali deve dimostrare di non essere succube della Lega. E annuncia che appoggerebbe Emiliano con il Pd in Puglia anche se Vendola si presentasse lo stesso. Casini, cosa c’è in fondo al tunnel? Perché questi strappi continui del premier? «L’unica strategia plausibile è che ritenga di andare al voto anticipato, non c’è altro modo di spiegare un comportamento così dissennato. Così trasmette un’immagine di sua insicurezza e di precarietà dell’Italia. E’ chiaro che in queste condizioni una richiesta di elezioni anticipate farebbe emergere uno schieramento repubblicano a presidio della democrazia. E poiché penso che la democrazia sia un valore io mi schiererei “senza se e senza ma” in sua difesa».Sta dicendo che se la situazione precipitasse lei farebbe fronte comune alle elezioni con il Pd e Di Pietro? «Innanzitutto dico che uno schieramento repubblicano dovrebbe interpellare le coscienze di tanti parlamentari della Pdl, che non credo possano accettare una deriva di questo tipo. Aggiungo che una divisione del Paese così lacerante sarebbe perniciosa e mi auguro che Berlusconi non segua questa strada. Ma un caso del genere richiederebbe una risposta inedita rispetto a quelle che si sono prefigurate fino ad oggi. Osservo però che minacciare le elezioni anticipate non significa averle». Se il Capo dello Stato, in caso di dimissioni del premier, desse un incarico a Fini per un governo istituzionale lei lo voterebbe? «Chi guida un esecutivo lo decide solo il presidente della Repubblica. E’ chiaro che noi saremmo disponibili a una soluzione istituzionale e continuo a mantenere la mia convinzione che in cinque minuti si potrebbe fare un governo». Cosa spinge Berlusconi a confliggere con Fini e Napolitano?«Lui ha una certa allergia alla diversità. Ieri toccava a me, oggi a Fini e domani a qualcun altro. Preferisce un governo a sua immagine e somiglianza. Ma ritenere che questo presidente della Repubblica sia parte di una contesa contro Berlusconi è una fuga dalla realtà. Siamo alla paranoia generalizzata. Che dovrebbe fare Napolitano? Inveire contro i giudici? La deposizione di Graviano dimostra poi che il meccanismo in essere è di garanzia per tutti. E’ una deriva inconcepibile a quindici anni dalla discesa in campo con cento voti di maggioranza. Dov’è questo complotto?».A proposito, a lei è mai venuto in mente di bonificare i suoi uffici quando era presidente della Camera? «Sono cose ordinarie, sì l’ho fatto anche io. Ma lo fanno anche a Palazzo Chigi». Fini, oggetto di attenzioni a destra e sinistra, è stato tirato per la giacca da Rutelli. Un errore o un salto in avanti? «Io di Rutelli posso parlare solo per le cose giuste che fa. Quelle sbagliate non le commento. Non ho la pretesa di arruolare nessuno in un mio futuro Partito della Nazione, ma se si creeranno condizioni nuove, come dice la canzone, si scoprirà solo vivendo». Abbiamo cominciato con le politiche, finiamo con le regionali che sono certificate da una data sicura e imminente. Appoggerà Formigoni in Lombardia? E voterebbe Emiliano in Puglia anche se Vendola si presentasse lo stesso?«Contro Formigoni non abbiamo nulla. Ma se Formigoni vuole fare il “Re Travicello” della Lega ne prenderemo atto. Vedremo intanto se oggi a Milano firmerà con me in segno di solidarietà al cardinale Tettamanzi offeso dai leghisti. Per quel che riguarda la Puglia, ricordo che Emiliano è un sindaco e nella sua giunta c’è l’Udc. Poiché governa bene Bari credo che potrebbe governare bene la sua regione». Fonte: "La Stampa.it"

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