mercoledì 30 dicembre 2009

L’UDC di Casarano ricorda Piersanti Mattarella a 30 anni dalla sua scomparsa



Fra pochi giorni ricorre il trentesimo anniversario dell' agguato mortale al Presidente della Regione Sicilia Piersanti Mattarella, che a bordo della propria auto, veniva barbaramente trucidato a colpi di pistola davanti alla moglie e ai figli. Era il 6 gennaio del 1980. L’UDC di Casarano vuole ricordare il grande statista ucciso dalla mafia rievocando un breve stralcio di quello che sarebbe stato il suo ultimo discorso in giunta regionale, fatto il 20 novembre del 1979: “Nella capacità di identificare uno sviluppo e di proporre scelte coerenti di carattere produttivo che garantiscano una crescita economica, sociale e civile dell'Isola, c'è anche la risposta essenziale all'eliminazione delle ragioni di fondo del prosperare della mafia nella nostra Regione". Mattarella riportava il dibattito sulla mafia nelle sedi istituzionali per affermare che "occorreva andare oltre alla identificazione dei momenti repressivi, di lotta da parte delle forze dell'ordine e della magistratura" e per ribadire con forza che il problema mafioso non era solo un problema di ordine pubblico, ma un problema squisitamente politico, che pertanto necessitava di risposte politiche. L'ennesimo e ultimo discorso contro quella stessa mafia che lo avrebbe colpito a morte di lì a pochi giorni. Fu politicamente molto vicino ad Aldo Moro, di cui ne era considerato l'erede. Mattarella sostenne sin dalla prima ora le teorie di Moro sul "Compromesso Storico", cioè sulla necessità di aprire definitivamente alla sinistra come forza parlamentare. Ai famigliari di Piersanti Mattarella e a tutti quelli che gli hanno voluto bene va il nostro rinnovato cordoglio.
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Prime notizie dei TG sull'attentato


sabato 26 dicembre 2009

sabato 19 dicembre 2009

Casini: "Voto anticipato? Un fronte unico anti Silvio"


ROMA (12/12/09) Se Berlusconi vuole andare al voto anticipato sappia che si troverà di fronte alle urne uno schieramento repubblicano in difesa della democrazia». Nel suo studio al quinto piano di Montecitorio dove si gode una vista magnifica sui tetti di Roma, Pier Ferdinando Casini distende le gambe su un tavolino sorseggiando un tè con l’aria di chi si sente «in forma smagliante». E tra un ragionamento e l’altro, Casini non lesina stoccate: dà del «paranoico» al premier, «con simpatia s’intende»; avverte Formigoni che per allearsi con l’Udc alle regionali deve dimostrare di non essere succube della Lega. E annuncia che appoggerebbe Emiliano con il Pd in Puglia anche se Vendola si presentasse lo stesso. Casini, cosa c’è in fondo al tunnel? Perché questi strappi continui del premier? «L’unica strategia plausibile è che ritenga di andare al voto anticipato, non c’è altro modo di spiegare un comportamento così dissennato. Così trasmette un’immagine di sua insicurezza e di precarietà dell’Italia. E’ chiaro che in queste condizioni una richiesta di elezioni anticipate farebbe emergere uno schieramento repubblicano a presidio della democrazia. E poiché penso che la democrazia sia un valore io mi schiererei “senza se e senza ma” in sua difesa».Sta dicendo che se la situazione precipitasse lei farebbe fronte comune alle elezioni con il Pd e Di Pietro? «Innanzitutto dico che uno schieramento repubblicano dovrebbe interpellare le coscienze di tanti parlamentari della Pdl, che non credo possano accettare una deriva di questo tipo. Aggiungo che una divisione del Paese così lacerante sarebbe perniciosa e mi auguro che Berlusconi non segua questa strada. Ma un caso del genere richiederebbe una risposta inedita rispetto a quelle che si sono prefigurate fino ad oggi. Osservo però che minacciare le elezioni anticipate non significa averle». Se il Capo dello Stato, in caso di dimissioni del premier, desse un incarico a Fini per un governo istituzionale lei lo voterebbe? «Chi guida un esecutivo lo decide solo il presidente della Repubblica. E’ chiaro che noi saremmo disponibili a una soluzione istituzionale e continuo a mantenere la mia convinzione che in cinque minuti si potrebbe fare un governo». Cosa spinge Berlusconi a confliggere con Fini e Napolitano?«Lui ha una certa allergia alla diversità. Ieri toccava a me, oggi a Fini e domani a qualcun altro. Preferisce un governo a sua immagine e somiglianza. Ma ritenere che questo presidente della Repubblica sia parte di una contesa contro Berlusconi è una fuga dalla realtà. Siamo alla paranoia generalizzata. Che dovrebbe fare Napolitano? Inveire contro i giudici? La deposizione di Graviano dimostra poi che il meccanismo in essere è di garanzia per tutti. E’ una deriva inconcepibile a quindici anni dalla discesa in campo con cento voti di maggioranza. Dov’è questo complotto?».A proposito, a lei è mai venuto in mente di bonificare i suoi uffici quando era presidente della Camera? «Sono cose ordinarie, sì l’ho fatto anche io. Ma lo fanno anche a Palazzo Chigi». Fini, oggetto di attenzioni a destra e sinistra, è stato tirato per la giacca da Rutelli. Un errore o un salto in avanti? «Io di Rutelli posso parlare solo per le cose giuste che fa. Quelle sbagliate non le commento. Non ho la pretesa di arruolare nessuno in un mio futuro Partito della Nazione, ma se si creeranno condizioni nuove, come dice la canzone, si scoprirà solo vivendo». Abbiamo cominciato con le politiche, finiamo con le regionali che sono certificate da una data sicura e imminente. Appoggerà Formigoni in Lombardia? E voterebbe Emiliano in Puglia anche se Vendola si presentasse lo stesso?«Contro Formigoni non abbiamo nulla. Ma se Formigoni vuole fare il “Re Travicello” della Lega ne prenderemo atto. Vedremo intanto se oggi a Milano firmerà con me in segno di solidarietà al cardinale Tettamanzi offeso dai leghisti. Per quel che riguarda la Puglia, ricordo che Emiliano è un sindaco e nella sua giunta c’è l’Udc. Poiché governa bene Bari credo che potrebbe governare bene la sua regione». Fonte: "La Stampa.it"

martedì 8 dicembre 2009

Casini: con pentiti e girotondi Berlusconi governerà altri vent'anni


ROMA (5/12/09 - «Molti confidavano ieri in modo del tutto dissennato nelle rivelazioni di un pentito che poi è un delinquente. Molti altri confidano oggi che i girotondi di Di Pietro mandino a casa Berlusconi». Ma secondo Pier Ferdinando Casini «sono i problemi degli italiani quelli da affrontare. Bisogna creare un'alternativa credibile in Parlamento e nel Paese. Per ora questa alternativa non c'è». Parlando con i giornalisti a margine degli Stati generali dell'Udc delle Marche, Casini ha osservato poi che «bisogna spiegare agli italiani che Berlusconi non sta governando e quello che fa lo sta facendo male, perché se si spera di mandarlo a casa con le rivelazioni di pentiti di mafia o con i girotondi dipietristi, Berlusconi rimarrà altri vent'anni». Fonte: "Il Messaggero"